martedì, febbraio 03, 2009

Una giornata grigia


Questa mattina il tempo esprimeva al meglio il mio umore. Un cielo grigio plumbeo ed un animo triste e sofferto.

Nella notte Eluana è stata trasferita a Udine. Non è un viaggio di piacere, non è una gita. Lo si capisce subito, dallo sguardo del padre mentre attende fuori dal cancello della clinica di Lecco circondato, assediato, violentato da telecamere e macchine fotografiche. La sua faccia esprime il dolore e si fonde con la pioggia battente che sta cadendo in quel momento come fossero lacrime amare e dolorose.
Perché questo accanimento, perché non lasciare a quel padre l’intimità di questo dolore. Perché fare diventare fenomeno da baraccone un momento intenso e doloroso. Avrei avuto una gran voglia di abbracciare quel padre che sta portando avanti una battaglia per un idea che non condivido ma che rispetto e comprendo. Ed invece lo devo vedere li, sotto i riflettori chiuso nella sua auto come fosse una corazza farsi piccolo e a disagio. E’ giusto il diritto di cronaca. E’ giusto il dibattito pubblico, il problema è reale e molto importante. E’ sbagliato personalizzarlo nel caso specifico. La soluzione del caso del problema non è la soluzione del caso di Eluana, chi deve trovare il giusto compromesso lo dovrà fare senza pensare alle foto di Eluana sul mobile della sala del padre ma dovrà farlo asetticamente per poter fare la scelta giusta ma pensando che potrebbe toccare a tuo figlio per poter fare la scelta migliore. C’è bisogno però di spettacolarizzare meno il problema. Spegnete i riflettori, parliamone, dibattiamone, discutiamone, cerchiamo soluzioni condivise e condivisibili ma lasciamo in pace quelle due povere persone a smaltire i loro dolori.

Già… perché le persone sono due!!!!

Tendiamo a dimenticarlo, semplicemente citiamo il suo nome come fosse una cosa astratta ma quando parliamo di togliere un sondino a Eluana stiamo parlando di non alimentare più una persona. Certo il suo stato impone di valutare anche il fatto che la qualità della vita offertagli non sia più compatibile con il nome stesso di vita ma chi si arroga il diritto di decidere quando si è raggiunto il livello minimo di vita qualitativamente valida? Quale sarà il passo successivo? Smetteremo di alimentare i carcerati condannati all’ergastolo? La loro vita proseguirà su un livello qualitativo molto basso ma se lo facessimo si scatenerebbe una protesta di massa perché non verrebbero rispettati i basilari principi civili. Ma l’ergastolo non dovrebbe lasciare possibilità di miglioramento, non può essere inteso come pena per tentare di redimere il colpevole, è una pena senza possibilità di recupero. Allora perché alimentarli e dissetarli?
Certo, il problema esiste e va affrontato ed è ovvio che tanti chiedano che venga rispettato il suo diritto di morire ( ammesso che le persone abbiano questo diritto).
Ma perché questo immenso sforzo per evidenziare un diritto su cui permangono ampi e ragionevoli dubbi, quello di morire, mentre non si spreca una parola per un diritto universalmente riconosciuto e sul quale non c’è contrapposizione alcuna; il diritto di Vivere!
Perché hanno peso le parole di un radicale e non contano quelle del Santo Padre? Perché ?
Perché a quanto sembra Eluana aveva manifestato questa volontà in tempi non sospetti?
Quante volte è capitato di dire “ Meglio morire!” ma poi quando si corre un rischi anche minimo ci ritroviamo a pregare che non accada? Chi si può sentire certo che questa sia la sua volontà? MA anche fosse, siamo veramente liberi di decidere quando terminare il nostro ciclo vitale?
Io, per quanto mi riguarda, sono felice di avere dei dubbi sulla mia data di scadenza. E’ probabile che mi capiti di voler morire ma spero di non doverlo mai decidere io….

Saluti Eluana. Con la consapevolezza che comunque questa è una sconfitta ti auguro Buon Viaggio

1 commento:

Anonimo ha detto...

:-(