venerdì, marzo 06, 2009

RIANIMARE L'ECONOMIA


Ieri, mentre andavo in ufficio, ascoltavo la radio in macchina e su tre stazioni contemporaneamente ho ascoltato notizie che riguardavano l'andamento delle vendite di auto e tutti lo ponevano come primo paletto per capire la portata della crisi.

Una trasmissione in particolare stava intervistando un esperto del settore che spiegava come il fortissimo calo delle vendite di gennaio ( se non ricordo male -38%) sia stato seguito da un calo più moderato in febbraio ( forse -24%) facendo capire, secondo lui, che gli incentivi statali avevano fatto recuperare almeno un 10% delle perdite di gennaio.

 

Siamo tutti d'accordo che gli aiuti statali aiutino ( appunto), siamo tutti convinti che ci sia bisogno di far lavorare le aziende, siamo tutti consapevoli che per andare avanti dobbiamo anche non far crollare il sistema bancario senza il quale l'intera economia smetterebbe di esistere. Su molti punti si trova un'intesa bipartisan.

Ma mentre ascoltavo queste esternazioni sulla salvezza derivante dal ritornare a produrre a pieno regime automobili, ero incolonnato ad un semaforo in paziente attesa di riuscire a divincolarmi nel traffico.

 

Siamo proprio sicuri che lo sviluppo passi attraverso l'automobile? Siamo proprio sicuri che per stare meglio si debba possedere due auto a testa da cambiare almeno una volta l'anno? Siamo proprio sicuri che in un mondo in continuo cambiamento, in un'economia isterica, in un'epoca di cambiamenti rapidi e incontrollati debba esserci ancora un pilastro inamovibile e insostituibile come l'industria automobilistica?

 

Certo, si sta approfittando della crisi per spingere le potenti lobby dell'auto a progettare mezzi più economici, meno inquinanti, dai bassi consumi, ma se tutti questi sforzi venissero indirizzati su altri fronti porterebbero maggiori vantaggi? Non è il caso che anche queste immobili colonne d'Ercole prendano in considerazione la possibilità di rivedere la loro produzione, il loro business?

Oggi che un pomeriggio in un loft e una domenica sera su un predellino sono periodi sufficienti a rivoluzionare la politica di una nazione, possibile che non riusciamo a vedere oltre il nostro naso sullo sviluppo sostenibile dell'industria?

Di cosa ha bisogno l'uomo? Cosa vorrebbe comprare nei prossimi anni? Macchine? Si forse, ma non nelle quantità che desidererebbero le multinazionali. Case? Si! Anche, ma non nelle quantità e ai prezzi che vorrebbero le imprese edili.

Di alcune cose ci sarà bisogno sicuramente oggi, domani e sempre. Il cibo, la salute e l'energia!

La popolazione continua ad aumentare e sempre meno territorio è dedicato alle colture e all'allevamento. Bisogna investire per far ritornare verde il pianeta, per produrre cibo a sufficienza e per trovare nuovi modi per produrlo.

La popolazione che aumenta e la globalizzazione hanno reso critico il sistema sanitario mondiale. Un'epidemia che si sviluppa in Asia in pochi giorni può fare il giro del mondo. Sempre nuove malattie e nuove minacce si manifestano in tutto il mondo. Dobbiamo investire nella ricerca di nuove frontiere per la salute.

La popolazione crescente diventa sempre più assetata di energia. In linea di principio ogni fonte di energia attualmente conosciuta finirà prima o poi. Il petrolio finirà, il gas finirà, l'uranio finirà, il sole finirà e con esso il vento e le onde. E' solo questione di tempo. Dobbiamo investire nel miglioramento delle energie attualmente note e nella ricerca di altre fonti che già immaginiamo o che oggi nemmeno potremmo sognare.

 

E' nelle infrastrutture e nella ricerca che dobbiamo investire per uscire da questa crisi, non ne usciremo mai puntando ad avere una nuova macchinina fiammante in garage.



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