giovedì, luglio 01, 2010

Sansonetti: ''Protesta fuori tempo e fuori luogo''


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Sansonetti-Protesta-fuori-tempo-e-fuori-luogo_622709752.html

 

Sansonetti: ''Protesta fuori tempo e fuori luogo''

ultimo aggiornamento: 01 luglio, ore 13:00

Roma (Adnkronos) - Il direttore de 'Gli Altri' sul 'Riformista': ''La svolta autoritaria consiste nel limitare i poteri degli 007'' e ''la discussione è tra chi vorrebbe ridurre il potere spionistico e la sua capacità di condizionare la vita pubblica e l'informazione, e chi invece crede che il potere spionistico garantisca trasparenza e repressione e presunzione di colpa, e che questa sia l'esigenza principale dell'Italia dei nostri tempi. E la sinistra, e i liberali, e gli intellettuali? Tutti scomparsi, o silenziosi, o travolti dal nuovo amore per le manette e le spie''

Roma, 1 lug. (Adnkronos) - ''E così i giornalisti italiani, domani, daranno questo bello spettacolo: sfileranno uniti, senza distinzioni di colori politici, per protestare contro una legge che non c'è, che non è imminente, che probabilmente non ci sarà mai, che comunque non è affatto importante, e che però - casomai ci fosse - darebbe un briciolo di fastidio alla categoria. Una volta si diceva: alla 'corporazione'''. La voce 'fuori dal coro' è quella di Piero Sansonetti, ex direttore di 'Liberazione' oggi direttore di 'Gli Altri', che, in un intervento su 'Il Riformista', bolla la mobilitazione dei giornalisti contro la cosiddetta ''legge-bavaglio'' come una ''protesta fuori tempo e fuori luogo''

''Tra tutte le corporazioni, quella dei giornalisti è la più potente, perché controlla, o comunque influisce sui giornali e sulle tv e dunque può determinare le fortune o la disgrazia dei gruppi politici - scrive Sansonetti - La corporazione dei giornalisti usa con disinvoltura questo suo potere, e riesce spesso a deviare il corso della politica e delle leggi. Lo ha fatto anche stavolta. Domani - mentre le Regioni e gli enti locali attraversano la più grave crisi della propria storia, perché la manovra economica ha tolto loro i soldi per funzionare, mentre migliaia di donne fanno i conti con la pensione, che improvvisamente, nel giro di qualche ora, si è allontanata di quattro o cinque anni, mandando all'aria i loro progetti di vita, mentre gli operai di Pomigliano ignorano il loro destino, non sanno se la Fiat investirà o chiuderà lo stabilimento, mentre gli operai di tutt'Italia temono nuove Pomigliano, cioè la perdita di diritti, o del lavoro, la bastonata della globalizzazione (o, diciamo meglio: dell'uso padronale della globalizzazione), mentre tutte queste vicende richiederebbero la mobilitazione politica, per esempio, della sinistra, e l'impegno professionale, per esempio, dei giornalisti - domani invece, dicevamo, assisteremo a un fenomeno surreale: tutti i giornalisti, da Feltri a Travaglio, da Scalfari a Belpietro, dal sindacato Rai ai direttori e ai redattori di "Stampa" e" Corriere" di "Libero" e del "Fatto" e tutti gli altri - seguiti da una gran fanfara di televisioni, telegiornali, giornali, speciali, radio, eccetera eccetera - occuperanno la piazza per dire: no alla svolta autoritaria''.

''E in cosa consisterebbe questa svolta autoritaria (che comunque è rinviata a settembre, o forse a dicembre, o forse dopo le elezioni anticipate o forse sine die...)? - si chiede Sansonetti - Consiste nel limitare i poteri degli 007. Già, le cose stanno esattamente così: la discussione è tra chi - pochissimi, tra i giornalisti quasi nessuno - vorrebbe ridurre il potere spionistico e la sua capacità di condizionare - o addirittura di guidare, di dirigere - la vita pubblica e l'informazione, e chi invece crede che il potere spionistico, pur con i suoi difetti, comunque garantisce trasparenza e repressione e presunzione di colpa, e ritiene che la trasparenza e la repressione e la presunzione di colpa siano l'esigenza principale dell'Italia dei nostri tempi. E la sinistra, e i liberali, e gli intellettuali che per tanti anni sono stati la gloria di questo Paese? Tutti scomparsi, o silenziosi, o travolti dal nuovo amore per le manette e le spie''.

''I giornalisti dicono che le cose non stanno come dico io. Che quella contro la quale si battono è una legge-bavaglio. Che limita la nostra libertà, la nostra professione. Mi chiedo: quale libertà, quale professione? La libertà di pubblicare sul giornale paginate che ci sono state offerte da poteri che non conosciamo e per scopi che non conosciamo e che servono a tagliare le gambe a qualcuno, magari con l'uso dello sputtanamento della sua vita privata o cose del genere? Sarebbe libertà?'', prosegue Sansonetti, che aggiunge: ''Mamma mia. Sapete cos'è che mi lascia davvero stupito? Questa domanda: ma i miei colleghi si saranno accorti in questi giorni che mentre su temi come la giustizia, o il berlusconismo, o le varie vicende di sesso e potere e vita pubblica, o la spartizione dei posti in Rai, su questi temi qui i giornali italiani si dividono e si accapigliano, succede che invece non si accapiglino per niente, e marcino come un sol uomo se il problema sul tappeto sfiora la Fiat? Si saranno accorti che tutti i giornali italiani, nei giorni della crisi di Pomigliano, hanno pubblicato editoriali, commenti, approfondimenti, schede e rubriche, e pezzi di colore, tutti, tutti, tutti gemelli? E non gli è venuto da chiedersi: hai visto mai che qualcuno ci stia mettendo il bavaglio?''.

''E infatti - conclude - domani sfileranno, i miei colleghi giornalisti, a braccetto con gli editori, dietro i loro leader che principalmente sono due: Carlo De Benedeti e Rupert Murdoch. Uno italiano e uno straniero. Sfileranno sotto il sole e grideranno: 'Andremo in prigione se sarà necessario, ma sulla libertà non transigeremo mai'. Non si preoccupino, nessuno li metterà in prigione. Né se la legge si farà, né se, come è molto probabile, non si farà. Hanno sbagliato Risorgimento, tutto qui''.

 

Ho sempre avuto il sospetto, pur pensando in modo diametralmente opposto a Sansonetti, che fosse una persona intelligente. Ora ne ho la conferma. Posso non essere d'accordo sulle motivazioni, posso pensarla diversamente su alcune cose, ma di fondo la sua è una giusta e realista analisi della situazione che lascia però impietosamente esposta la verità.

 

 



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