lunedì, febbraio 23, 2009

SI RESPIRA UN ARIA NUOVA…. OPPURE E’ ARIA FRITTA?

Con la settimana scorsa si è avviata la Primavera italiana… Un cambiamento radicale ha scosso la vita della nostra Nazione.

Dopo il periodo buio seguito alle dimissioni di Veltroni ora si avvia una stagione nuova, splendente e lungimirante, percorsa da dritta a manca da un nuovo maestrale foriero di innovazione, di nuove idee, di un nuovo modo di fare politica. Un vento di rinnovamento che porrà fine alla stagione delle contrapposizioni tra maggioranza e opposizione perché ora anche la maggioranza dovrà inchinarsi alla nuova politica lanciata dal nuovo leader del PD. Ora che il leader dell' opposizione giura sulla costituzione, ora che il leader dell'opposizione ha finalmente pieni poteri tanto da essere in grado di far cadere il governo ( solo quello ombra però!!) ora, dopo tutto questo, finalmente il primo atto ufficiale che da un indirizzo preciso al partito d'opposizione.

Bene! Ora si cambia registro! Si avvia la nuova era e si fa quello che non si era mai pensato di fare  fino ad ora a sinistra.

Ora si avvia l'antiberlusconismo……..

 

 

PS.

Riflessione a margine. Mi è sorta una domanda mentre scrivevo…. Sarà mica un caso che il sinonimo di destra è "Dritta" e il sinonimo di sinistra è "manca"???




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venerdì, febbraio 13, 2009

Chiarezza esemplare

Credo che il discorso pronunciato dal senatore Pera come intenzione di voto sulla mozzione Gasparri riguardante la sospensione dell'idratazione chiarisca in modo esemplare la posizione di chi ha provato a lottare per la vita. Con massimo rispetto per chi la pensa diversamente ma senza cedere sulle proprie convinzioni...

SENATO ITALIANO 10.02.09 Dichiarazione di voto Sen. PERA (Pdl)
Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere il voto favorevole mio e del mio Gruppo alla mozione presentata dal senatore Gasparri e da altri sentori, farò anch'io riferimento all'articolo 32 della Costituzione, che è stato certamente il più citato. Non è l'unico articolo della Costituzione pertinente per decidere la questione che abbiamo al nostro esame, e anzi sono un po' colpito che altri articoli non siano stati ricordati, ma è certamente un articolo rilevante.
Se si legge attentamente l'articolo 32 della Costituzione, ci si accorge che esso fissa tre punti: il primo è che esiste una libertà terapeutica di scegliere o di rifiutare le cure. Recita l'articolo 32: «Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario». Il secondo punto è che l'articolo 32 afferma che questa libertà terapeutica, di scegliere o non scegliere cure, può essere vincolata da una legge: «Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». È evidente perciò che una legge può consentire l'esercizio positivo della libertà di cura o di rifiuto della cura. Vi è poi un terzo punto nell'articolo 32 che è importante quanto gli altri due: qualunque legge si voglia o si debba fare in ossequio all'articolo 32, qualunque legge sulla libertà di curarsi o sul rifiuto delle terapie, qualunque legge ha un limite; e la nostra Costituzione dà un nome, ripetutamente, a questo limite. L'articolo 32 chiama questo limite rispetto della persona umana; l'articolo 41 della Costituzione introduce un'altra espressione equipollente per nominarlo e parla di dignità umana; e poi c'è l'articolo 2, che è stato il più negletto di tutta la nostra discussione, anche da parte della pubblicistica, sull'argomento. L'articolo 2, che rileggo per ricordarlo in primo luogo a me stesso, dice, dando il nome a quel limite invocato anche dall'articolo 32: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo».
Sono espressioni molto serie, sono espressioni molto gravi.
«Riconosce e garantisce» significa che la Repubblica non li crea questi diritti inviolabili dell'uomo, non ne dispone, non li può approvare, non li può correggere (Applausi dai Gruppi PdL e LNP). Sono diritti che esistono prima della Costituzione, sono diritti che esistono prima dell'esistenza di una comunità politica o statale, sono diritti che stanno lì e che la Costituzione, il Parlamento, la comunità politica, deve solo riconoscere, cioè prenderne atto, tutelarli e rispettarli (Applausi dai Gruppi PdL e LNP). E sono inviolabili, cioè non negoziabili, non cedibili, non modificabili: sono diritti assoluti, preesistenti, legati all'uomo in quanto uomo.
Ecco il nome proprio del limite fissato dall'articolo 32 della Costituzione.
Ora, la questione che qui si pone e che è stata dibattuta in questi giorni, in queste ore, e per tanto tempo anche, è se violare la vita di una persona, consentire ad una persona in stato terminale di porre termine ai suoi giorni, sia o no una violazione dei limiti posti dagli articoli 32 e 2 della Costituzione. Nel caso specifico il problema che si pone è se sottrarre alimentazione ad un paziente terminale sia o no violare quei limiti, che hanno quel nome. Voi, molti di voi - mi riferisco ai colleghi della sinistra - avete detto: no, anche la vita è violabile, anche il diritto alla vita è disponibile quando la vita non è più vita e non ha più dignità di vita. Io credo che qui vi sbagliate: credo che dicendo così vi poniate fuori dall'articolo 32 e dall'articolo 2, perché quel paziente terminale, quel paziente in coma permanente, quel paziente che non ha più scientifiche e ragionevoli speranze di vita, quel paziente è ancora un uomo che ha la sua dignità (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Pittoni). Quel paziente che sta per lasciarci per sempre è una persona. È un individuo che chiede la nostra attenzione, con cui noi soffriamo e per cui noi esprimiamo sofferenze. Quel paziente è un individuo che chiede la nostra comprensione, la nostra solidarietà, la nostra pietà, che instaura con noi una comunità. Perciò è un uomo che, in quanto uomo, per l'articolo 2 della Costituzione italiana ha diritti inderogabili, inviolabili, che noi non possiamo toccare. Quei diritti non sono violabili e non li può violare né il paziente medesimo in qualunque momento della sua esistenza, né i suoi genitori, né la magistratura, né il Parlamento; sono, appunto, inviolabili. (Applausi dal Gruppo PdL). Per questo motivo sottrarre alimentazione a un individuo in quelle condizioni significa violare un suo diritto inviolabile.
Voi usate anche un altro argomento a cui ho prestato molta attenzione; voi dite che in realtà lasciar morire, e perciò violare, sia pure eccezionalmente, il diritto fondamentale di quell'individuo, in realtà è consentito perché così facendo si rende un tributo alla sua libertà individuale. È un argomento che ha svolto in quest'Aula in particolare il senatore Veronesi: la libertà individuale. Ho ascoltato l'intervento del senatore Bosone, che era palesemente in replica e di critica a quello del senatore Veronesi, e dico che vi sbagliate anche su questo punto. Togliere l'alimentazione ad un paziente, sia pure quando quel paziente non ha più ragionevoli speranze di vita, significa togliere la vita (Applausi dal Gruppo PdL e della senatrice Mauro) e togliere la vita significa togliere il presupposto della dignità; ma se significa togliere la dignità, allora lì c'è la violazione di un diritto che è inalienabile.
Mi chiedo poi quale concetto è mai quello che viene introdotto di libertà individuale. Cos'è questa libertà individuale che è garantita entro certi limiti dall'articolo 32? La libertà individuale vuol dire forse discrezionalità assoluta? La libertà individuale vuol dire arbitrio? La libertà individuale vuol dire licenza di fare di sé e degli altri ciò che si crede o la libertà individuale è sempre accompagnata dalla responsabilità? (Applausi dai Gruppi PdL, LNP e UDC-SVP-Aut). Confondere la libertà individuale con l'arbitrio, con la licenza significa passare dalla civiltà della ragione alla barbarie dell'egoismo. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi PdL, LNP e UDC-SVP-Aut).
Colleghi, queste sono le ragioni che trovo nell'articolo 2, nell'articolo 32 e nell'articolo 41 della nostra Costituzione per dire che non possiamo sottrarre l'alimentazione a chi sta per lasciarci. Non ho introdotto alcun argomento religioso, non ce n'è bisogno. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP). Non ho nemmeno introdotto alcun riferimento alla Chiesa cattolica, né ho fatto - come ha cercato di fare questa mattina il senatore Ichino - opera di maestro nei confronti della Chiesa cattolica inducendola ad essere meglio Chiesa cattolica. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP). Non ho usato nessuno di questi argomenti.
Per i laici autentici, per quanto riguarda la religione, basta la religione dell'articolo 2 della Costituzione; è sufficiente per prendere le nostre decisioni. È la religione di quell'articolo 2 che stabilisce che siamo tutti uguali in dignità, abbiamo tutti gli stessi diritti fondamentali rispetto a quella dignità. C'è stato un tempo, cari amici, che i laici non avevano timore di dare un nome alla religione dell'articolo 2 della Costituzione; avevano il coraggio di darlo, quel nome. La religione dell'articolo 2 della Costituzione è la religione cristiana.
Oggi molti laici lo hanno dimenticato, oggi molti laici credono che questa religione sia di ostacolo, credono che l'interprete di questa religione, cioè la Chiesa cattolica, sia di impedimento o interferisca, credono che senza quella religione noi saremmo più liberi, renderemmo più omaggio alla libertà individuale. È un altro grave errore.
I laici hanno bisogno, per decidere su argomenti come questi, della religione dell'articolo 2. Sanno da dove viene quella religione dell'articolo 2, ne sono fieri, sono disposti a testimoniarla e a difenderla. Altri laici, invece, affievoliscono la consapevolezza della religione dell'articolo 2 (il senatore Ichino parlava di una generica tradizione biblica), oppure ritengono la religione cristiana un ostacolo. Noi la pensiamo diversamente, non abbiamo bisogno di nessun ammaestramento, di nessun magistero: la Costituzione ci dà i parametri giuridici e culturali sufficienti per prendere le nostre decisioni.
Chi volesse decidere diversamente sarebbe non soltanto contro gli articoli 2, 32 e 41 della Costituzione e gli altri analoghi, sarebbe anche contro la pietà che si deve a tutti quanti i membri dell'umano consorzio. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi PdL, LNP e UDC-SVP-Aut. Molte congratulazioni).

lunedì, febbraio 09, 2009

DIO CI PERDONI!!!


Apprendo ora la notizia. Eluana Englaro è moDIOrta.
Ora non servono più decreti, firme, sentenze, liti, idealismi e preconcetti.

Ora serve solo il silenzio e la riflessione.
Ora serve solo una legge perchè una simile atrocità non possa ripetersi.

Questa notte credo che tutti saranno un po' turbati ma molti avranno un sonno tormentato dai rimorsi.

Chi ha fatto ma non abbastanza, chi ha fatto ma ha fatto male, chi non ha fatto... Tutti noi dobbiamo ora metterci una mano sulla coscienza ed ammettere che è finita nell'unico ma anche nel peggiore dei modi possibili.

Che Dio ci perdoni tutti


Buon viaggio Eluana

martedì, febbraio 03, 2009

Una giornata grigia


Questa mattina il tempo esprimeva al meglio il mio umore. Un cielo grigio plumbeo ed un animo triste e sofferto.

Nella notte Eluana è stata trasferita a Udine. Non è un viaggio di piacere, non è una gita. Lo si capisce subito, dallo sguardo del padre mentre attende fuori dal cancello della clinica di Lecco circondato, assediato, violentato da telecamere e macchine fotografiche. La sua faccia esprime il dolore e si fonde con la pioggia battente che sta cadendo in quel momento come fossero lacrime amare e dolorose.
Perché questo accanimento, perché non lasciare a quel padre l’intimità di questo dolore. Perché fare diventare fenomeno da baraccone un momento intenso e doloroso. Avrei avuto una gran voglia di abbracciare quel padre che sta portando avanti una battaglia per un idea che non condivido ma che rispetto e comprendo. Ed invece lo devo vedere li, sotto i riflettori chiuso nella sua auto come fosse una corazza farsi piccolo e a disagio. E’ giusto il diritto di cronaca. E’ giusto il dibattito pubblico, il problema è reale e molto importante. E’ sbagliato personalizzarlo nel caso specifico. La soluzione del caso del problema non è la soluzione del caso di Eluana, chi deve trovare il giusto compromesso lo dovrà fare senza pensare alle foto di Eluana sul mobile della sala del padre ma dovrà farlo asetticamente per poter fare la scelta giusta ma pensando che potrebbe toccare a tuo figlio per poter fare la scelta migliore. C’è bisogno però di spettacolarizzare meno il problema. Spegnete i riflettori, parliamone, dibattiamone, discutiamone, cerchiamo soluzioni condivise e condivisibili ma lasciamo in pace quelle due povere persone a smaltire i loro dolori.

Già… perché le persone sono due!!!!

Tendiamo a dimenticarlo, semplicemente citiamo il suo nome come fosse una cosa astratta ma quando parliamo di togliere un sondino a Eluana stiamo parlando di non alimentare più una persona. Certo il suo stato impone di valutare anche il fatto che la qualità della vita offertagli non sia più compatibile con il nome stesso di vita ma chi si arroga il diritto di decidere quando si è raggiunto il livello minimo di vita qualitativamente valida? Quale sarà il passo successivo? Smetteremo di alimentare i carcerati condannati all’ergastolo? La loro vita proseguirà su un livello qualitativo molto basso ma se lo facessimo si scatenerebbe una protesta di massa perché non verrebbero rispettati i basilari principi civili. Ma l’ergastolo non dovrebbe lasciare possibilità di miglioramento, non può essere inteso come pena per tentare di redimere il colpevole, è una pena senza possibilità di recupero. Allora perché alimentarli e dissetarli?
Certo, il problema esiste e va affrontato ed è ovvio che tanti chiedano che venga rispettato il suo diritto di morire ( ammesso che le persone abbiano questo diritto).
Ma perché questo immenso sforzo per evidenziare un diritto su cui permangono ampi e ragionevoli dubbi, quello di morire, mentre non si spreca una parola per un diritto universalmente riconosciuto e sul quale non c’è contrapposizione alcuna; il diritto di Vivere!
Perché hanno peso le parole di un radicale e non contano quelle del Santo Padre? Perché ?
Perché a quanto sembra Eluana aveva manifestato questa volontà in tempi non sospetti?
Quante volte è capitato di dire “ Meglio morire!” ma poi quando si corre un rischi anche minimo ci ritroviamo a pregare che non accada? Chi si può sentire certo che questa sia la sua volontà? MA anche fosse, siamo veramente liberi di decidere quando terminare il nostro ciclo vitale?
Io, per quanto mi riguarda, sono felice di avere dei dubbi sulla mia data di scadenza. E’ probabile che mi capiti di voler morire ma spero di non doverlo mai decidere io….

Saluti Eluana. Con la consapevolezza che comunque questa è una sconfitta ti auguro Buon Viaggio