martedì, ottobre 13, 2009

SAGGEZZA POPOLARE


Ieri era una giornata che prospettava di chiudersi in maniera soddisfacente, ma non credevo così soddisfacente.

Alle 17 ero sulla strada di casa e stavo ammirando una luce splendida, il sole che stava tramontando su un cielo azzurro intenso cosparso di nuvole bianche e grigie che viravano sul rosa nelle zone colpite dalla luce del sole basso all'orizzonte. Splendido.

Invece che andare a casa, visto che avevo con me l'attrezzatura fotografica, sono andato a vedere un paio di posti che sto aspettando il momento buono per fotografare. Purtroppo ieri non era il momento giusto, la luce arrivava dall'angolo sbagliato, le nuvole erano tutte dalla parte opposta.. niente da fare, la foto si deve fare quando è il momento giusto e ieri non lo era.

Allora ho imboccato una stradina stretta e tortuosa che mi riportava verso casa e che mi portava dritto nella direzione giusta per la foto. Davanti a me avevo tutta la catena del monte Cavallo tagliata dalla luce del  sole, le montagne si stagliavano all'orizzonte e tutte le nuvole teatrali che prima avevo visto partivano da li. Trovato il punto giusto mi sono fermato appena superata l'unica casa abitata del circondario, ho messo la macchina sul ciglio della strada, ho preso la macchina, montato il grandangolo e ho cominciato a scattare.

Una situazione paradossale, in auto, con in mano un ritrovato tecnologico all'avanguardia a scattare foto digitali in un posto che sembrava fuori dal mondo e fuori dal tempo.

In quel momento estatico ho sentito dietro di me delle voci, due signori che discutevano in modo concitato e si stavano avvicinando ma erano nascosti dalla mia auto e non li vedevo.

Interrotto questo momento magico decido che per oggi può bastare, mi sono alzato per tornare in auto e mi trovo due signori anziani che sembravano una macchietta. Il primo non molto alto, capelli e baffetti grigi, un paio di pantaloni da lavoro blu di due taglie più larghi tenuti da una cintura che aveva dimenticato metà dei passanti e che terminava con un pezzo di spago. Il secondo più alto e più pesante, capelli bianchi impomatati e un paio di occhiali con le lenti ambrate grandi come due televisori, la dentiera che sembrava troppo grande per la sua bocca. Per un momento ho pensato che mi volessero menare perché avevo messo la macchina sull'erba del loro campo ed in vece avevano solo trovato un elemento esterno da coinvolgere nella loro discussione sui massimi sistemi.

Mi hanno tenuto più di un ora a parlarmi della crisi mondiale, della crisi italiana in campo industriale e politico, della loro esperienza e di cosa vedono nel futuro.

Due signori  ottantenni che mi parlano delle loro preoccupazioni per il futuro.

E mica ne parlavano con la visione di due vecchi contadini vissuti in un angolo fuori dal tempo e dallo spazio come quello in cui eravamo, no! Ne parlavano meglio dei migliori economisti che fino ad oggi ho sentito parlare in TV.

Mi hanno spiattellato un analisi sui problemi di giovinezza della nostra imprenditoria nata solo dopo la guerra e confrontata alla classe imprenditoriale europea nata nell'800, mi hanno parlato di protezionismo, dazi, globalizzazione come se fosse il loro pane quotidiano, e mia hanno lasciato andare via solo dopo avermi spiegato che la politica italiana smetterà di essere un peso e diventerà una risorsa quando smetterà di contrapporsi in schieramenti e si impegnerà su ogni fronte per il bene comune, al di là di chi faccia le proposte.

 

Quelle foto che sono ancora dentro la mia scheda di memoria, hanno ora un importanza diversa. Sono il ricordo di un momento di grande scuola e di profonda ammirazione per la vita di queste persone che ci hanno tirato fuori dal letame lasciato dalla guerra e ci hanno portato fino a qui rendendosi conto solo ora di non avere creato anche una società che proseguisse nella strada da loro iniziata.

Allora mettiamo da parte i cellulari e i notebook, rimettiamoci gli scarponi e leghiamoci i pantaloni con lo spago. Riproviamo a ripartire con la volontà, il coraggio e la forza che hanno avuto i nostri padri e i nostri nonni. Se non ci riusciamo vuole dire che la razza umana non si è evoluta nell'ultimo secolo ma si è involuta.



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